Benvenut* nel mio blog

Un diario aperto a tutti, dove i pensieri che ho voglia di gridare possono prendere vita e raggiungere gli altri, per essere condivisi, discussi, anche smontati volendo

lunedì 5 dicembre 2011

Rughe

Ho iniziato a parlarle in autobus, discutendo su quanto effettivamente potesse andare male quel mezzo che a ogni fermata doveva essere sistemato dall'autista.
Questa signora sulla settantina vestita tutta elegante mi ha fatto tenerezza.
Un po' persa nei suoi discorsi, così fiera nel definirsi umile, così religiosa da farsi e rifarsi il segno della croce passando davanti ad una chiesa.
Mi ha fatto sorridere. Così semplice e così sorridente.
Lei che mi ha detto di avere fatto l'infermiera in Svizzera e a Londra, lei che parlava in francese spedita e raccontava dei fax e delle telefonate in inglese come segretaria di un hotel.
Mi ha detto che noi giovani siamo i suoi angioletti, che se mi incontrerà di nuovo non si ricorderà della mia fisionomia ma che se la saluterò capirà che sono un suo "angioletto".
Mi ha rallegrato la giornata, e mi ha fatto sentire un po' cattivella, pensando a quante volte discuto con mia nonna , che a ottantun anni e con una licenza elementare non sempre afferra i concetti che le propongo, che mi assilla si, ma come tutte le nonne, sbagliando il mio nome tre volte prima di azzeccarlo.
Ecco, penso che i vecchi, i vecchi in generale, possano rappresentare tanto: memoria, affetto, principi.
Per una volta guardiamo i vecchi, quelli pieni di rughe, quelli con la voce un po' rauca, con gli occhi velati dalla cataratta.
Hanno tanto da raccontarci, tanto da insegnarci.
E se anche a noi non farà ridere, avremo fatto un bel gesto di educazione, a posare per qualche minuto il cellulare e a confrontarci con chi gli anni li ha già visti scorrere,e qualcosa, anche se piccolo, lo avremo imparato

domenica 4 dicembre 2011

Ed io, modenese volgare

Lo sapevo da quest'estate.
Ho rimandato l'acquisto del biglietto per quasi due mesi perchè la ragazza che doveva venirci con me mi chiedeva sempre di aspettare, salvo poi a tre settimane dal concerto dirmi che non riusciva a venire.
Calma i primi giorni, agitazione quando mi sono resa conto che su ticketone i biglietti erano già tutti finiti.
In ballo non c'era solo il concerto in sè (per altro l'ultimo annunciato del Maestrone), ma anche la possibilità di rivedere gli amici del Fan Forum, che non vedevo dalla scorsa estate (non quella trascorsa, quella prima, per intenderci) e che non sapevo quando come e se avrei rivisto.
Ho ricominciato a tranquillizzarmi quando una settimana e mezzo fa, nel negozio dove storicamente a Modena vendono i biglietti dei concerti, ho trovato il mio biglietto per il parterre da 31 euro.
E ieri sera finalmente è arrivato il momento.
Partita da casa alle 18,40 arrivata alle 20,15 complice la lunga fila di uscita dall'autostrada.
Ero seduta sotto al palco, con Ludovico, e Marco e Pier, con Alessandro e Annalisa, che ho conosciuto ieri sera, e con tutti gli altri.
Il maestro non ha deluso: tra critiche alla politica e ricordi di vecchi amici. Con le sue canzoni capaci di unire quattro generazioni.
Abbiamo avuto paura quando le parole di Cirano hanno iniziato ad uscire incomplete, quando la sua fronte ha iniziato ad imperlarsi di più sudore del dovuto.
Ma si è ripreso e la Locomotiva è stata la cosa più bella che potessi pensare. Pugni alzati su quelle parole che ultimamente mi suonano sempre più senza tempo, così vere anche negli anni duemila.
Grazie maestro...

lunedì 7 novembre 2011

8° Campus Albachiara

Sono tornata da una settimana, e ci ho messo un po' per raccogliere le idee.
Ho passato tre giorni a Montecatini, assieme ad altri 2000 giovani, per un forum sulla cittadinanza responsabile.
Una delle esperienze più belle che potessi fare.
Un teatro, una platea di giovani, studenti e non, oratori importanti quali Don Luigi Ciotti, Maurizio Viroli e Giancarlo Caselli, tanta voglia di mettersi in gioco, tanta voglia di ascoltare, tanti laboratori tematici ed artistici con cui approfondire il tema "Responsabilità e Diritti".
Ho sentito interventi interessanti dei grandi oratori, ognuno con la sua idea di diritto e responsabilità; ma ho sentito anche le piccole testimonianze di ciò che va, o va meno in questo paese: testimonianze di precari, di immigrati costretti a ripetere le scuole perchè non possono vedere riconosciuti i propri titoli di studio, immigrati che perdono giorni di scuola e di lavoro per rinnovare il permesso di soggiorno, giovani che erano a Roma il giorno degli scontri e che hanno voluto raccontare la loro versione.
Ecco: è questa l'Italia responabile: quella dei giovani che si sono mossi dal nord alluvionato e dal sud più estremo, dove la mafia c'è e fa paura, che si sono messi in viaggio (Giovani in viaggio per una cittadinanza responsabile, è la descrizione dell'associazione promotrice), per portare le proprie esperienze e per condividerle.
Sono tornata a casa arricchita, carica, e anche molto triste per la velocità con cui questi tre giorni sono passati.
Lo rifarei?
Cento volte!

Artemisia

LA Passione di Artemisia è un libro di Susan Vreeland letto intorno alla fine della prima superiore, su consiglio della mai insegnante di lettere di allora.
Salta il primo capitolo magari, è un po' crudo.
E invece io, cocciuta, me lo sono letta.
Mi sono fatta prendere da quel romanzo di trecento e passa pagine un weekend lungo di primavera, mentre ero in montagna.
L'ho letto d'un fiato sentendomi parte di esso.
Sono rimasta affascinata dalla storia, seppur romanzata, di questa pittrice del seicento, che come tante donne del passato, ha pagato la sua femminilità a caro prezzo.
Più brava dei fratelli a dipingere, violentata da un collaboratore del padre, interrogata sotto tortura.
Ecco, io e il mio animo femminista nella lettura di quel libro ci siamo indignati. Ma siamo rimasti anche molto colpiti.
Io, che non mi sono mai interessata di storia dell'arte, materia non presente nella mia scuola, mi sono fatta prendere talmente tanto che ho esultato quando un mese fa la prof ci ha proposto di andare a Milano alla Mostra "Artemisia Gentileschi-Storia di una passione".
Quindi giovedì vedrò finalmente i quadri della sola pittrice, per di più donna, che mi sia mai interessata, perchè   un solo quadro, visto quest'estate agli uffizi, e riconosciuto immediatamente come suo, non mi basta più :)

domenica 23 ottobre 2011

Simoncelli...un altro che se ne va

No, non sono una fan della MOTO GP, non sono come le mie compagne di classe, disposte a svegliarsi alle 5 del mattino pur di vedere una corsa. Mi entusiasma, si, le poche volte che la guardo. Mi piace molto di più della formula uno se è per questo. Ma mi fa anche tanta paura.
A me le moto danno sempre un po' da fare, a pensarci. Sia in pista che sulla strada.
E da qualche anno che mi fanno questo effetto: più o meno da quando due ragazzi del mio paese, di cui uno dei due era fratello di un mio amico, una sera di fine estate hanno lasciato le loro vite di adolescenti (diciassette e diciotto anni appena compiuti), sull'asfalto bagnato di una rotonda, complice la forte velocità.
Da allora mi fanno paura. La strada in sè mi mette paura.
Quando oggi, tornando a casa mio padre mi ha detto che Simoncelli è morto, ci sono rimasta letteralmente di merda.
Non seguivo le moto, è vero, però mi stava simpatico.
Mi spaventa la morte, specialmente mi spaventa se muoiono i giovani.
Penso a quanto dolore ci possa essere ora nella sua famiglia.
E' morto facendo quello che amava, forse anche un modo giusto per morire (se esiste un modo giusto), è vero, e quando fai uno sport del genere, lo metti in conto che potrebbe succedere. Ma muori lo stesso.
Lui lo ha messo in conto, si.
E la sua famiglia?
Beh, anche loro. Ma mi immagino ora i suoi, che lo hanno perso così giovane, che non lo riavranno più indietro. Forse hanno provato ad opporsi, forse lo hanno sostenuto. Ma fa male.
Anche Valentino lo ha messo in conto. E stavolta non è stata la sua ora, per fortuna...ma ha visto morire, nell'impatto con la sua moto, un amico. Come si può sentire lui adesso?
Quando succedono queste cose, tutte le mie paure sugli incidenti stradali saltano fuori , tanto sono coperte solo la un leggero strato protettivo che si lacera già ogni volta che so che il mio ragazzo è in macchina, o quando mio padre torna tardi la sera dal lavoro, o quando penso al ragazzo di mia cugina, che ha la mia età, e che è in ospedale senza miglioramenti dall'inizio dell'estate, sempre per colpa della moto.
Ho paura della strada e della velocità...
E penso che sia brutto morire così!

lunedì 19 settembre 2011

Si comincia...

Per il quarto anno (già il quarto??).
Stessa scuola, quasi tutti gli stessi compagni, quasi tutti gli stessi professori.
Stesso bar, stesso caffè al ginseng, stesso atrio dove la mattina si parla e parla ancora.
Ma è bastato fare un giro per i corridoi per rendermi conto che è cambiato qualcosa.
Primo...gli studenti, ovvio, io cresco e loro sono sempre più piccoli...e ripenso che dal mio metro e cinquantaquattro di altezza, anche adesso potrei essere scambiata per una di loro, e che tanto grande comunque non sono, carta d'identità a parte (che annuncia il non più tanto lontano passaggio alla maggio età).
Ma sono cambiate anche le aule.
Alle medie non c'erano posti fissi per le classi, ma ruotavano sempre...mi ero sorpresa, arrivando alle superiori di trovare le classi per così dire fisse: la 1A era li e li rimaneva, pronta a ospitare nuovi studenti ogni volta.
Da quando sono arrivata io, cioè da quando il mio istituto, prima gestito dalla provincia (il che lo rendeva un'eccellenza del territorio), è diventato statale tutto è cambiato, perchè gli studenti sono aumentati e la struttura è sempre la stessa, tanto che ogni posto che può essere adibito ad aula, ora ospita per l'appunto le aule degli studenti, con buona pace di sala insegnanti e laboratori vari.
Ma tanto a cosa servono i laboratori in un istituto tecnico?
Spero solo che la palazzina dove deve essere trasferita la segreteria, assieme a due laboratori, sia pronta in fretta, che sembriamo più delle sardine!
Per quanto riguarda me..è andata, stessi compagni di banco, stesso posto nella classe, prime due ore di chimica organica (la materia più impestata che ho, nonostante sia poi molto bella).
Eh si...l'anno è cominciato!

mercoledì 14 settembre 2011

La ginnastica Ritmica

Avevo sei anni quando sono entrata in palestra per la prima volta.
Era da qualche mese che mi rifiutavo di tornare in piscina, il motivo, alquanto stupido a ripensarci bene, era stata la vista di una siringa fuori dalla piscina.
Fu la prima volta che sentii parlare di droga. Non so perchè ma mi terrorizzò, e mi rifiutai di tornarci (ancora ora, che in quella piscina d'estate c'è la discoteca all'aperto, una delle prime immagini che mi viene alla mente a sentirne il nome è quella scena).
Dicevo: mia mamma non voleva che smettessi di fare sport e quindi mi portò in palestra. Era Gennaio del 2000.
Da allora non sono ho più smesso.
Sono passata dalla psicomotricità, alla ginnastica artistica (con una breve parentesi di preagonismo) fino al passaggio, in terza elementare alla ginnastica ritmica ( anche qui breve parentesi di preagonismo) fermandomi a gareggiare nella ginnastica generale: non potrò mai ambire a grandi successi ma tanto mi basta.
Ho imparato piano piano a usare ogni attrezzo: prima la palla, la fune e il cerchio, poi il nastro e le clavette, finendo per provare un'immenso amore per quest'ultime.
Si incontrano belle persone in palestra, si stringono amicizie.
Questo sport si sta conoscendo a livello televisivo solo da poco: più o meno dal 2004 quando la nazionale ha vinto l'argento alle olimpiadi.
Ora compare a San Remo, in concerti, in pubblicità, in video musicali, e purtroppo, dopo la vicenda di Yara anche nei telegiornali.
Ma rimane comunque ancora abbastanza sconosciuto.
Quando si parla di ginnastica si parla di artistica (femminile, quella maschile, di Yuri Chechi, si i ginnasti hanno spesso nomi strani, è scambiata per atletica) e per fare capire la ritmica devi menzionare il nastro...
Poco importa...io questo sport lo amo...nonostante i dolori causati dal primo allenamento dopo quasi quattro mesi di fermo (tra un problema al ginocchio e le vacanze estive), ma tutto riprenderà come al solito, con le solite risate, le solite cretinate e qualche nuova coreografia :)

lunedì 29 agosto 2011

 Il ragionamento che sto per scrivere ha preso vita partendo da una frase trovata ne "Il Fu Mattia Pascal" di Pirandello, che finalmente, con mia immensa gioia, sono riuscita a finire di leggere e ad apprezzare.
La frase è la seguente:
Ma la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d'uno solo, quest'uno sa d'esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa; la tirannia mascherata da libertà. (cap. XI).
Ecco, partendo da qui ho iniziato a pensare che forse anche quell'uno, potendo, penserà a contantar solo se stesso, non solo oggi, ma anche nel passato, assecondando i capricci personali e curandosi un po' meno dei suoi sottoposti, sudditi o cittadini che siano.
Mi viene da dire, con ragionamento un po' anarchico, che forse non vi sono poteri buoni (come canta De Andrè).
Brutto a pensarsi, brutto a dirsi, vale a dire che non si potrà mai essere felici sotto un qualche governo, di qualunque tipo.
Basta chiedere a qualcuno della mia età cosa pensa della politica, le risposte più frequenti sono "non mi interessa", "sono tutti uguali" ecc ecc ecc.
Potrebbe esserci una ragione, ed effettivamente a vedere come stanno ultimamente le cose nel mondo, si potrebbe anche confermare l'affermazione "sono tutti uguali", o forse no.
Forse ancora qualcuno c'è, capace di portare un vento di rivoluzione, il problema è che questo vento dovrebbe essere portato dai giovani, quegli stessi giovani a cui la politica non interessa.
E con qualche bella eccezione (vedi i tanti giovani dell'africa mediterranea e del medio oriente che hanno deciso che sotto i loro politici non vogliono marcire e morire, vedi Camila Vallejo che in Cile è a capo della rivolta studentesca), forse il cambiamento potrebbe venire.
Mi domando se i grandi rivoluzionari alla mia età cosa pensassero, se immaginassero di entrare nella storia per le loro idee, le loro azioni, i loro sogni, a volte realizzati a volte affossati.
A diciassette anni si sogna di diventare qualcuno di importante, di conosciuto: amici fighi, macchina figa, casa figa, partner invidiabile, lavoro importante e redditizio.
Poi si cresce e magari ci si trova in casa coi genitori, senza un partner, con una macchina vecchia e scassata e a lavorare con un misero stipendio, facendo quello che mai ci si sarebbe aspettati.
Tutti sogniamo lavori fighissimi, di guagnare tanti soldi, non vorremmo mai doverci spaccare la schiena in fabbrica.
Però qualcuno ci finirà in fabbrica, perchè servono operai, come medici, come professori, come netturbini.
E chi spera di ottenere il massimo successo col minimo sforzo, forse si dovrà ricredere.
Ovvio, qualcuno ce la farà, ma sarà uno su un milione.
Ecco perchè credo che sia importante impegnarsi fin da piccoli, studiare, informarsi: per essere preparati un giorno ad affrontare quello che la vita riserverà, senza farsi trascinare nell'abisso dai colpi di scena improvvisi.

domenica 31 luglio 2011

Perchè i compiti estivi? Perchè????

Ho iniziato oggi a leggere "Il fu Mattia Pascal" dopo avere finito tra ieri e oggi "Il Gattopardo" e "Sostiene Pereira".
La cosa non mi dispiace, o meglio, mi farebbe molto più piacere leggerli per diletto personale piuttosto che per obbligo scolastico.
Perchè se i libri sono scelti tra svariati titoli, sono comunque una lettura obbligata che viene imposta dall'insegnate e della quale dovrai rendere conto all'inizio del nuovo anno scolastico.
Si fatica a leggere un libro per la scuola: si fatica perchè dietro alla lettura magari c'è anche la curiosità personale (anche se magari leggi un dato libro perchè lo hai in casa e ti scoccia comprarne un altro, o perchè è l'unico che sei riuscito a trovare in biblioteca), ma se dopo le prime pagine ti rendi conto che non ti piace, sei obbligata a leggerlo ugualmente.
E così uno dei diritti del lettore, quello di lasciare un libro a metà e riporlo sullo scaffale, viene meno.
Un po' mi dispiace doverli leggere ora, in maniera così avventata, perchè so per esperienza che a volte è meglio abbandonare la lettura per riprenderla poi in seguito, riuscendo a finire ed apprezzare un libro che prima non convinceva proprio.
Vedrò il da farsi...

sabato 30 luglio 2011

La fine di un racconto durato 10 anni

Lo schermo diventa nero...i miei occhi diventano lucidi...e una lacrimuccia scende lungo la guancia.
Sono appena tornata dal cinema, dopo avere visto l'ultimo film della saga di Harry Potter..
Non sono mai stata una fanatica del maghetto dagli occhiali tondi, ma ha sempre avuto un posticino speciale nel mio cuore.
La trama mi era solo in parte nota, i libri, un po' per mancanza di voglia, un po' perchè non è il mio genere, non li ho mai letti, per quanto riguarda i film ho un buco nero a ridosso del quinto e sesto film, che non so per quale ragione, non ho visto.
Eppure stasera mi sono commossa, alla fine del film, alla fine di questa "storia" che mi ha accompagnata per 10 anni.
Ricordo ancora il primo film, quando in seconda elementare mia madre portò me e un mio amico (assieme a sua madre) a vederlo nelle sale del cinema di Sassuolo, lo stesso dove lo scorso dicembre ho sentito Cristicchi e dove per anni e anni ho fatto i miei saggi di ginnastica (e via che si procede per ricordi).
Era dicembre, pochissimi giorni prima di Natale.
Quel film mi rapì.
Da li Harry Potter è diventato un compagno di avventure, da impersonare quando si giocava con gli amichetti, magari per carnevale, travestiti da maghi e principesse.
Conservai le videocassette dei primi tre film come reliquie, adagiate su cuscini, nello scaffale dei video.
Poi, crescendo, la passione si ridimensionò, tanto da portare la bambina quale ero, la piccola somigliante ad Hermione, quella curiosona che sognava in cuor suo di essere anch'essa una maghetta, a non vedere nemmeno due dei film.
I libri però li ho tutti: mai letti, è chiaro.
Mi lesse i primi due o tre mia mamma.
Ricordo quando, leggendo il secondo libro, arrivò al basilisco: credo di non avere dormito per alcune notti.
E ora tutto è finito.
Niente Hogwarts per me, niente poteri magici, niente più somiglianza con Hermione.
Un po' mi dispiace...questa storia aveva preso un posticino dentro di me...e chissà...magari rimarrà, se mai riuscirò a leggere i libri :)

giovedì 21 luglio 2011

Dannate Favole

Dannate favole, quelle che ci raccontavano quando eravamo piccoli.
Dannate illusioni che il tempo ha provveduto a smontare una per una, pezzo dopo pezzo.
Perchè le fiabe, le favole, raccontano tanto, ma proprio perchè frutto della fantasia e della volontà di farci crescere sereni, raccontano il falso.
Nella vita reale quasi mai la bella principessa riesce a trovare il suo bel principe azzurro, quasi mai il bel principe riesce a sconfiggere il cattivo di turno e a raggiungere la vittoria, il lupo cattivo viene ucciso dal cacciatore ben prima di avere mangiato cappuccetto, e il "vissero per sempre felici e contenti" sembra ormai un'utopia.
Perchè il buono deve sempre uccidere il cattivo? E' una legittimazione dell'uccidere: io ti uccido perchè sono buono e tu non lo sei...così il mondo vivrà in pace.
Guardo spesso il calendario di Emergency che ho attaccato alla parete: le storie si possono reinventare e tutti possono essere amici...o magari no.
Magari  una delle sorellastre riuscirà ad indossare la scarpetta e cenerentola resterà a bocca asciutta, magari  Robin Hood non riuscirà a sconfiggere le tasse del Principe Giovanni, magari Hercules non salverà Meg, non tornerà un dio e sarà costretto a fare il contadino per il resto dei suoi anni.
Penso che i veri eroi, le vere eroine siamo noi, che ogni giorno non riusciamo a credere di potere arrivare alla fine, così schiacciati dai problemi piccoli e grandi, con i nostri sogni non realizzabili (nemmeno con la lampada di Aladino), con in nostri amori corrisposti e non, con le nostre scelte a volte non facili...

mercoledì 29 giugno 2011

Respira bambina.
Non badare ai lampi che entrano attraverso la tua finestra.
Stringi forte il tuo coniglio di peluches.
Affonda il viso nel cuscino
Respira
E' difficile crescere vero?
Hai paura?
Un po'? 
E' normale...non si sa mai cosa il domani possa riservare...coraggio.
E' stata una brutta giornata?
Dai non piangere.
Anzi..piangi.
Sfogati.
Respira.
Fa bene esplodere quando non ci si riesce più a trattenere.
Ascolta un po' di musica...magari triste...aiuta a sfogarsi.
Su piccola...domani sarà meglio...
I giorni brutti passano esattamente come tutti gli altri.
Su respira...
Dormi, domani sarà tutto come un brutto sogno...
Buona notte bambina

venerdì 17 giugno 2011

La difficoltà di accettarsi

Quanto può essere difficile accettare se stessi.
Quanto può essere difficile accettare quel volto che si vede ogni giorno nello specchio e che ci stanca, perchè sempre uguale, slavo poi accorgersi all'improvviso che è cambiato da come lo ricordavamo.
Come può essere difficile accettare la propria voce registrata, quella che gli altri ascoltano, quando noi siamo abituati ad ascoltarne una mille volte migliore.
Come può essere difficile accettare il proprio carattere, pieno di pregi e difetti che sono tali agli occhi di chi ci guarda come possono essere l'esatto contrario.
Come può essere difficile accettarsi, nella propria quotidianità, nei propri gesti.
Ma siamo pur sempre noi, solo noi, e siamo tali proprio per tutto quello che noi non riusciamo ad accettare...
Ecco perchè a volte ci serve tessere legami con gli altri, per trovare un'accettazione a ciò che noi non accetteremmo mai...

venerdì 10 giugno 2011

Domani finirà...questo mio terzo anno di superiori, questo mio primo anno di triennio specialistico.
Finirà e credo mi lascerà un po' di vuoto.
E' stato l'anno forse più odiato-amato.
Tra continue verifiche e la voglia di studiare che proprio non trovavo.
Ho trovato una buona classe, un buon clima, belle persone con cui è bello ridere.
Mi mancherà salire tutti i giorni fino al secondo piano arrancando sotto il peso dello zaino per raggiungere l'aula, mi mancherà l'aula piccola, sempre caldissima, anche con le finestre spalancate, mi mancheranno i laboratori, con tutta la vetreria che a causa della mia sbadataggine ho rotto, con l'odore caratteristico dei composti organici e quello pungente dell'ammoniaca, con il permanganato che mi ha ossidato due volte l'anellino d'argento che porto e con i sorrisi strappati tra un'analisi e l'altra.
Ma non dispero: tra tre mesi ricomincerà tutto.
In un'altra aula, in un nuovo laboratorio, con qualche compagno in meno e forse qualcuno in più. Ricomincerò ad essere nervosa, ad arrivare a scuola col bisogno di prendere un caffè per sopravvivere alle successive cinque ore.
Ma per ora mi godo le (meritate) vacanze!

lunedì 25 aprile 2011

Lettera a mio nonno

Ciao Nonno...
Mi manchi...lo sai?
Mi sei mancato fin da subito. Ma ora che sono grande mi manchi di più.
Mi manca il fatto di potermi confrontare con te su quello che sta succedendo qui in Italia (sentire le ostie che tireresti), su quello che è successo, sulla resistenza e sulla guerra.
Le storie della resistenza mi hanno sempre affascinata...mi sarebbe piaciuto conoscere le tue...direttamente, non tramite i racconti della mamma e della nonna.
Mi sarebbe piaciuto sentire le tue "avventure" da staffetta.
Si, mi sarebbe piaciuto.
Mi sarei seduta li con te, come quando ero piccola...che mi appollaiavo sullo schienale del divano, e avrei ascoltato tutto quello che avevi da raccontare.
Ma purtroppo oggi è un altro 25 Aprile senza di te.
E ci sarebbe bisogno di tanti giovani attaccati alla resistenza...perchè con i reality show e quello schifo che c'è oggi stiamo dimenticando sempre di più...e questo è triste.
Buon 25 Aprile Nonno :)

domenica 17 aprile 2011

Boulevard of Broken Dreams...

Sono ancora qui…stesso paesino di montagna che,per fortuna o purtroppo, vedo sempre meno.
Stesse strade: silenziose e vuote.
Quasi stesso cielo limpido e stellato.
Non dico che ci sia lo stesso freddo, perché non è inizio dicembre ma metà aprile e bene o male ora anche solo con un maglione di lana si sta bene.
Scopro sempre di più che stare qui mi fa bene…
Non il posto…intendo la solitudine.
Questo silenzio completo, questo cielo che è il soffitto infinito della stanza dei sogni, quest’arietta frizzantina mi fanno bene.
E’ l’unico momento in cui non penso a nulla: non alla scuola, non all’amore, non alla politica, non agli amici.
Ci sono io: io e basta!
C’è la mia voglia di stare bene con me stessa…la volontà di accettarmi nonostante i miei mille difetti che ogni giorno odio sempre di più.
E allora capisco che amo la solitudine.
E’un paradosso, dato che la mia vita è in costante evoluzione in mezzo agli altri, ma ho bisogno ogni tanto di essere sola…completamente sola.
Non nella mia stanza, che mi è forse fin troppo famigliare, ma in un luogo come questo, silenzioso e maglico…il mio “viale dei sogni interrotti”.
E cammino lentamente, avvolta da questa magia...e sto bene!

giovedì 17 marzo 2011

Tanti auguri Italia

Era un bella donna, giovane rispetto ad alcune a lei più vicine, anziana rispetto ad altre.
Era nata debole, e poi via via era cresciuta forte e potente...era sopravvissuta a guerra e miseria con una forza impressionante, e in modo altrettanto impressionante aveva saputo rialzarsi.
Nonostante il fango che le schizzava addosso, lei restava sempre bella, sempre colta, sempre così meravigliosa...
Era ed è,
  l'insieme di tutti noi, 
               di nord e sud, di destra e sinistra, di mare e montagne.
  E' la nostra cultura, la nostra storia, il nostro futuro.
            E' il tricolore, l'inno di Mameli e la costituzione.
  E' Torino, Roma e Palermo
E' questo ed è molto altro:
E' l'Italia che era e l'Italia che sarà...
E per quanto si voglia negarla, distruggerla, dividerla, sempre resterà questo Stivale nel mezzo del Mediterraneo...che ci piaccia o no sarà sempre la nostra terra...
Tanti auguri ITALIA

martedì 8 marzo 2011

Se non ora, quando la dignità?

Camminava sull'argine innevato del fiume, con il vento gelido, residuo di quei giorni di neve, che le soffiava tra i piccoli rasta raccolti in una coda.
Affondava nella neve quasi fino alla fine dello scarpone, i jeans chiari si stavano chiazzando di umido e quel giaccone peruviano, troppo grande per lei, la rendeva ancora più buffa di quanto non fosse.
Camminava su quella candida distesa, che proseguiva a perdita d'occhio, confondendo all'orizzonte l'acqua dalla neve, i sassi dal ghiaccio.
Su di lei volavano in cerchio, nel limpido cielo invernale, alcuni falchetti e l'unico rumore che l'accompagnava era quello delle pietre mosse dalla corrente.
Aveva sentito il bisogno di fare quella passeggiata, di restare un po' sola con se stessa.
Non sapeva bene cosa era stato a spingerla in quel posto così lontano da tutta la civiltà, così lontano dal traffico della città, dai rumori urbani: aveva semplicemente preso la sua bicicletta e sfidando le strade coi lastroni di ghiaccio si era messa a pedalare...a vuoto...e il caso l'aveva portata lì.
Si interrogava sulla sua situazione, su tutti quei litigi che finivano a vuoto, senza mai una soluzione definitiva, e tutti i castelli in aria che si faceva sulla sua voglia di libertà finivano persi, chiusi in un cassetto fino alla discussione successiva...e così ogni volta.
Sapeva che non sarebbe durato per sempre, sapeva che prima o poi si sarebbe staccata, se ne sarebbe andata lontano, ma non trovava la forza per staccarsi definitivamente da quanto era stata la sua vita, dal momento in cui aveva aperto gli occhi fino a quel giorno.
Guardava la televisione e si vergognava, si vergognava di avere la stessa età di quella ragazza, di quelle ragazze desiderose di sculettare davanti alla telecamera, di quei ragazzi troppo presi dalle canne e dalla violenza per accorgersi cosa era successo nel paese.
Sapeva di essere solo un puntino in quell'universo, di non contare nulla...e proprio per quello voleva andarsene, tanto lì o da un'altra parte non avrebbe fatto la differenza...ma quel posto le stava troppo stretto.
Aveva sogni forse troppo ambiziosi, ma era decisa a seguirli, e soprattutto a seguirli nella maniera più onesta possibile, senza scorciatoie, senza doversi "vendere": era la sua unica condizione per raggiungerli.
Camminava e le lacrime le rigavano il viso arrossato la freddo, erano le solite lacrime della libertà, le solite lacrime dello sfogo, mai realmente di dolore, mai realmente di rabbia...erano semplicemente lacrime liberatorie...e quegli occhioni erano gli stessi che ogni mattina la fissavano nello specchio, e alla domanda "Allora sei in pace con te stessa? Anche oggi ti guadagnerai tutto con la più grande dignità possibile!" risponevano all'unisono con la voce, animandosi di una luce viva, di pura forza, "SI"

Buona festa della donna...ancora una volta festa che bisognerebb riscoprire...Se non ora quando??

sabato 26 febbraio 2011

Yara...

Non sarò ipocrita...non dirò che in questi tre mesi sono stata col cuore in gola per la sua scomparsa...non la conoscevo...ma mi dispiace.
Mi dispiace perchè ho scoperto che quando fai uno sport, tutte le potenziali rivali sono poi anche le potenziali compagne di squadra...che si è tutte unite dalla passione per quella disciplina, che si porta avanti lo stesso sogno.
Quindi, quando ho scoperto che è morta è stato come se a morire fosse una delle mie compagne di squadra (con le quali, tra l'altro, domani gareggeremo), o una delle bimbe che vedo ad ogni allenamento in palestra, ovviamente non con lo stesso legame ma è comunque qualcosa che dispiace.
Avevo indosso una maglietta blu della Freddy oggi...la stessa maglietta che anche Yara ha in una delle tante foto che girano sui tg...quella maglietta che da quando mia madre ha visto in quella foto non vuole che io indossi.
E' la maglietta con lo stemma della FGI che veniva regalata ai nazionali GpT a Pesaro lo scorso giugno. Ci ho pensato tante volte...al fatto che magari io l'ho pure incrociata, Yara, tra i mille visi che c'erano quel giorno alla gara...
Ecco, mi dispaice, queste sono le mie motivazioni, se mai ci debbano essere delle motivazioni per la morte di una persona...

martedì 1 febbraio 2011

rotaie....

Ci sono luoghi, ed un'azione ad essi legata, che mi lasciano sempre un senso di libertà mista a malinconia.
Sono le stazioni ferroviarie...il viaggiare in treno.
Quel percorrere sui binari le città e le campagne...bruciate dal sole o coperte di neve.
Le lingue e le persone diverse che si mischiano: chi parte, chi torna a casa, chi arriva in un luogo che non conosce e chi quel posto lo conosce fin troppo bene.
E' lo scorrere veloce di carrozze passeggeri e treni merci, le vecchie motrici adossate su di un binario morto, pronte all'occorrenza ad essere usate.
Sono gli studenti che vanno e vengono e i viaggiatori.
Non riesco a capire perchè...eppure ogni volta che prendo il treno (solitamente il breve tratto che da dove vivo io in provincia mi porta a Modena...al posto della corriera per intenderci) provo un senso si pace dentro...
Guardo fuori dal finestrino il paesaggio scorrere...ed è un paesaggio completamente differente da quello che vedo quando percorro le strade...
Semplicemente mi piace viaggiare...

giovedì 27 gennaio 2011

Un solo grande silenzio

Quell'odore le era familiare...per quanto non lo avesse mai sentito prima: le case degli anziani si assomigliano tutte...e si assomiglia il loro odore...di vecchio...di dolciastro...un odore buono che infonde sicurezza.
-Avanti- le aveva detto la vecchina seduta in poltrona...appena visibile nella penombra della stanza: dalle finestre con le pesanti tende bianche filtravano deboli raggi di luce pomeridiana, la luce che, affievolita, precede il tramonto.
Quello era per lei il periodo più duro: pieno di verifiche, interrogazioni, impegni e stress.
Fin da quando si era svegliata, quella mattina del 27 Gennaio, fin fa quando quel pomeriggio aveva suonato il campanello con su scritto "Levi", sapeva che sarebbe stato qualcosa di impegnativo: si sentiva addosso un peso più grande di lei, che significava, anche e soprattutto, che quel pomeriggio le sarebbe rimasto impresso nella mente per sempre.
Aveva deciso di visitare la signora Levi perchè quello che sapeva sulla Shoah non le bastava...soprattutto quel giorno.
Auschwitz, Birkenau, Mathausen e i nomi degli altri campi di concentramento le giravano in testa, come spiriti vaganti: aveva bisogno di sapere.
Quante volte da piccola aveva fantasticato, con gli altri ragazzini del palazzo, su quella strana signora, vestita con abiti ottocenteschi, che parlava sempre poco e raramente usciva dal suo appartamento.
Solo crescendo si era resa conto di cosa significasse "vivere" per quella donna. Per lei che dalla morte era stata sfiorata ogni giorno, sulla propria pelle e su quella dei propri cari.
Il numero tatuato sul suo braccio parlava chiaro: era stata fortunata.
-So perchè sei qui- si era sentita dire- Sono anni che aspetto...la si capiva dagli sguardi che lanciavi al mio passaggio, la tua curiosità-.
Sentì un tuffo al cuore, non voleva irritarla, ma beh, si, era proprio curiosa. Aprì bocca per giustificarsi, ma la voce stanca dell'anziana la zittì.
-Da un po' di tempo non ci vedo più molto bene, ma il peso degli sguardi si sente sempre. E' lecito.  Ed io ti racconterò-.
I suoi occhi si velarono di lacrime, che piano piano cominciarono a scivolare lungo il viso, seguendo le rughe che l'età ed il dolore avevano scavato. Da quanto tempo non raccontava...da quanto tempo non ricordava?
Ma quella giovane aveva bisogno di sapere...quei ricordi dovevano pur essere trasmessi a qualcuno.
-Ascolta...ascolta e comprendi...non ti chiedo di ricordare...perchè sappi che ciò che ti racconterò non lo scorderai più-.

martedì 18 gennaio 2011

Mi devo sfogare...posso??

2011…Benvenuti nel secondo decennio del XXI secolo!

Benvenuti nell’ennesima epoca in cui la nostra società “civile” si rivela ancora una volta un enorme presa per il culo!

Abbiamo alle spalle secoli, millenni di storia, di lavoro per giungere ad un grande mondo democratico, in cui è bello vivere, in cui nessuno deve più soffrire la fame e tutti vivono assieme da bravi fratelli.

E quanto è distante quel giorno?

Troppo…e ogni giorno che passa lo diviene sempre si più!

Tra tutta la schifezza che la televisione ci propone, ogni tanto mi saltano all’occhio notizie che mi fanno accapponare la pelle.

E’ mai possibile che nel XXI secolo si debbano ancora combattere guerre di religione? Che i credenti di diverse religioni si ammazzino nel nome di un Dio che forse nemmeno esiste? E che se esiste è poi probabilmente lo stesso per entrambi?

E’ mai possibile che esista ancora la pena di morte? Che un tribunale decida per la vita o la morte di una persona?
E io non parlo solo dell’Iran, o dei paesi dove esiste un regime “dittatoriale” ,di qualunque tipo esso sia. Parlo dei “grandiosi”  Stati Uniti D’America. La democrazia per eccellenza! Democrazia che ha fino allo scorso anno negato la pubblica sanità per i propri cittadini, che in molti dei suoi stati federali riconosce ancora la pena capitale.

(Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella Americana- G.Gaber)

E’ mai possibile che esistano guerre? Punto. Che uomini, fratelli, si uccidano l’un l’altro per colpa di un giacimento di petrolio, di un territorio da sfruttare, di governi che li muovono come fantocci, costringendoli a dare la propria vita per i capricci dei ricchi?

“L’Italia ripudia la guerra come strumento alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Ah si? Secondo me si dovrebbe finire a “l’Italia ripudia la guerra”. E intanto continuiamo a piangere i nostri militari uccisi…e tutti i civili che per queste guerre muoiono??

E’ mai possibile che il razzismo continui ad esistere, che lo straniero non sia altro che un criminale?
Possiamo noi, paese economicamente “evoluto”, membro del G8, avere alla maggioranza un partito xenofobo? Gente che dice di volerci pulire il culo con il tricolore? Gente che vuole staccarsi dal sud...sulla base di non so che criteri…poi magari al sud ci va in vacanza!

Dobbiamo festeggiare i 150 anni dell’unità del nostro paese…ma  siamo stati mai davvero uniti?

Allora ditemi…quanto è distante quel giorno??

martedì 11 gennaio 2011

Un anno di blog...

Nell'anniversario della morte di uno dei miei miti...che non perdo mai occasione di citare (pure durante le lezioni, in barba alle spiegazioni della prof XD)...festeggio, per così dire il primo anno di attività di questo blog.
Non è troppo seguito, devo lavorare un po' sulla pubblicità da farmi...ma ci sono un migliaio di visite...e questo mi basta.
Sono felice di avere conosciuto qualcuno grazie a questo blog, e sono pure felice di fare conoscere il mio pensiero a persone che mi conoscono ma con le quali magari non parlo molto.
Gli sfoghi continuano...e qualche volta  vengono usati anche come articoli per il giornalino della scuola...quindi non mi lamento dell'uso che faccio di questo blog...
grazie a chi legge...lettore fisso o occasionale...a chi è capitato per caso una volta sola e mai più è ritornato e a chi (se c'è) incuriosito ora legge ogni articolo...a chi lascia sempre commenti e a chi non ne lascia mai...
continuate a seguire...io pero di continuare a scrivere :)