Benvenut* nel mio blog

Un diario aperto a tutti, dove i pensieri che ho voglia di gridare possono prendere vita e raggiungere gli altri, per essere condivisi, discussi, anche smontati volendo

martedì 23 ottobre 2012

Gocce di pioggia




Me la vedo tutta intorno, mi scorre addosso, me la sento fin dentro alle ossa, e la vivo, mi fa vivere, mi mantiene vigile.
Ho chiuso l’ombrello, fregandomene del freddo, ho lasciato che impregnasse i miei vestiti, che arricciasse i miei capelli, lisciati con tanta cura, le ho permesso di sfiorare il mio corpo, come una carezza.
Congelo ad ogni goccia che mi colpisce e i brividi salgono lungo la schiena.
Prenderò sicuramente un bel raffreddore, ma non mi importa: ho bisogno di piangere con qualcuno e lei mi capisce sempre.
Scende nei momenti più opportuni e mi abbraccia, mi travolge: è una madre premurosa, una sorella un po’ invadente.
I rivoli scendono lungo le mie gambe e creano lunghe serpentine interrotte da gorghi sul marciapiede.
Saltello come una bambina di cinque anni: entro a piedi pari nelle pozze e schizzo ovunque.
Ho bisogno di dimenticare, di non pensare, di sciogliermi come sale, di fare portare via le impurità e restare qui, solo nella mia essenza, senza un pensiero cattivo, senza un tarlo che mi rode il cervello.
Arriva un momento in cui c’è bisogno di sbottare, di esplodere: io lo faccio piangendo, il cielo lo fa più o meno nella stessa maniera, e in questo siamo spesso sincronizzati. Per questo dico che mi capisce, per il tempismo che la pioggia ha, lei che scende quando ne ho bisogno io.
Corro e addosso le gocce sembrano aghi: perforano la pelle, fanno male, sembrano i chiodi di un cilicio.
Ma che colpe devo espiare? In fondo io di colpe non ne ho, non mi sembra di averne. Voglio solo trovare la mia tranquillità, è così difficile?
E’ una pretesa troppo grande volere lavare via di dosso una delusione?
Eppure la pioggia fa lo stesso con la polvere, con il fango: scende, tocca il suolo e lì porta via ogni schifezza.
Così fanno le mie lacrime, passano dal cuore, dal cervello e portano via tutto, sgorgando dagli occhi come zampilli di fontana.
E allora chiudo gli occhi, e comincio a roteare, come una trottola, e sento la libertà ,al pace arrivare ed entrarmi dentro, e anche questa volta le gocce sono aghi, ma non fanno male, anzi solleticano, e il pianto si trasforma in riso, il dolore in nuova felicità.