Benvenut* nel mio blog

Un diario aperto a tutti, dove i pensieri che ho voglia di gridare possono prendere vita e raggiungere gli altri, per essere condivisi, discussi, anche smontati volendo

mercoledì 14 agosto 2013

Diario di un viaggio di maturità


Lo abbiamo pianificato per mesi: per me viaggio di maturità ha sempre significato InterRail.
Il viaggio è stato ambizioso fin da subito: visitare cinque capitali europee in dodici giorni sfruttando un  Global Pass da cinque giorni di viaggio su dieci di validità.
Praticamente una folle corsa suicida che ci avrebbe costrette a passare metà della vacanza sui treni. Ma si sa, quando ci si fissa con qualcosa è difficile cambiare idea. Così abbiamo deciso le tappe: Dublino, Londra, Amsterdam, Berlino e Vienna. 
Abbiamo comprato i biglietti aerei per Dublino con più anticipo possibile, il pass abbiamo aspettato un po' di più, ma tanto per quello il prezzo sarebbe rimasto invariato, abbiamo cercato gli ostelli migliori com i prezzi più bassi; insomma, abbiamo cercato di fare tutto nel migliore modo possibile.
Poi c'è stata la maturità e tutto è stato accantonato.
Abbiamo ricominciato a tirare fuori idee, mappe e cartine due settimane prima. Cosa vedere, cosa fare...eventualmente cosa comprare.
Ed è arrivato il 31 Luglio piuttosto in fretta.
Ora che il viaggio lo abbiamo finito, che ho rimesso un po' in ordine le idee, che ho messo a posto le foto, mi sembra giusto lasciare memoria scritta dei particolari da ricordare.

31 Luglio: Cariche cariche partiamo alle 8 del mattino alla volta dell'Aeroporto di Bologna, il volo è previsto per le 11,15.
Appena possibile ci mettiamo in fila per l'imbarco.
 La cosa che più ci preoccupa sono i nostri zaini: teoricamente sono bagagli a mano e  bene o male rispettano peso e dimensioni. Tuttavia uno zaino da viaggio non è come una valigia rigida, le cui forme sono perfette per la cassetta usata per controllare le dimensioni. 
Arriva quindi l'impiegato dell'aeroporto che controlla i documenti alle persone in fila, ci guarda e ci chiede "siete coi vostri genitori", al che noi, abbastanza sorprese rispondiamo che no, siamo sole. A questo punto l'impiegato un po' perplesso ci chiede l'età, prendendo le carte d' identità. La risposta è ovviamente che abbiamo diciannove anni e siamo maggiorenni e lui trova conferma nel documento. Poi guarda i nostri zaini per un po' e ci dice che "massì, dai, va bene". Respiro di sollievo : gli zaini si imbarcano con noi.
Ma appena arriva il momento dell'imbarco arriva anche il tuffo al cuore: hanno portato il carrello misura-bagagli. Fortunatamente non lo usano, ma credetemi, se vi dico che abbiamo sudato freddo.
Il volo va ben, dura il tempo giusto e finalmente si arriva a Dublino, celebre per i suoi cambi repentini di condizioni climatiche. E infatti piove.
Decidiamo così, uscendo dall'ostello, che un ombrello è assolutamente necessario. Lo compriamo e ovviamente smette di piovere (e saranno ben poche le gocce di pioggia che cadranno durante la vacanza). Lezione imparata: la prossima volta l'ombrello lo porto da casa!
Giriamo Dublino e finiamo a mangiare da Burger king. Il primo giorno è tutto sommato filato liscio.

1 Agosto: la giornata è destinata a visitare quello che non abbiamo visto il giorno precedente e agli acquisti. Dublino è bella, tranquilla come città, per quanto piena zeppa di turisti. Ma per quanto turistica possa essere, penso possa essere molto più una città da vivere, che non da visitare.

2 Agosto: ci svegliamo presto per prendere il traghetto e arrivare in Gran Bretagna ad un orario decente. Sbarchiamo verso le 12 a Holyhead, Galles, dove ci aspetta la sorpresa meno attesa possibile: la polizia di frontiera ci ferma perchè abbiamo le carte d'identità (che teoricamente in Regno Unito possono essere usate come documento di riconoscimento dai turisti) e non un passaporto. Ci tengono ferme un'ora, con tanto di test di conoscenza della lingua Italiana e perquisizione degli zaini, il tutto perchè spesso, a scopo di immigrazione, vengono falsificate le carte d'identità. A saperlo avrei fatto e usato il passaporto. Poi finalmente belli come il sole dopo un'ora ci lasciano andare.
Da qui inizia la validità del pass InterRail. Saliamo sul treno per Londra accanto a quattro Hooligans che bevono e ruttano tutte le quattro o di viaggio. Evviva!
Ma insomma, "London is calling" e tutto passa in secondo piano. 
Passiamo da St. Pancras a fare i biglietti Eurostar per passare sul continete (91 begli eurini per un treno non incluso nell'offerta del pass, scopro che il mio cognome è diffusissimo in Perù e facciamo un salto a King's Cross a vedere il binario 9 e 3/4. Poi si cerrca di arrivare alla "base".
Abbiamo l'ostello in Piccadilly Circus, meglio di così!
Passiamo la serata alla riceca di un Fish &Chips, finendo però a China Town. Le speranze di ritrovate un ristorante inglese stanno quasi crollando, quando una mini tendina Bordeaux, con la meravigliosa scritta, fa timidamente capolino tra due locali orientali.
Entriamo e scopriamo di avere avuto culo: per un antipasto, un fish and chips e un dolce, più acqua, spendiamo 10,90 sterline. 
Stavolta ci è andata bene.

3 Agosto: giriamo Londra in lungo e in largo tra una mega folla di ciclisti amatoriale della quale non sapevamo nulla. Abbiamo percorso a piedi credo una cosa come dieci chilometri, con le gambe che imploravano pietà. Cercando Buckingham Palace finiamo per puro caso in un edificio di una confessione protestante, dove c'è un evento su Sonic. Non avendo il biglietto, alla domanda della guardia, che mi chiede se siamo lì per l'evento o per visitare il palazzo, rispondo la seconda. Un giovane ci accompagna a fare la visita, spiegando un po' di storia e mostrandoci una delle piùbelle viste su big ben e Westminster Abbey. In ascensore, parlando dell'Italia, esordisce con un improvviso commento sul recente avvenimento: "So, Berlusconi finally went to prison...He is a funny guy, ins't he?"
Al che la risposta di una delle mie compagne di viaggio suscita la risata generale: "Not for Italian People,".
Visto che non abbiamo trovato un locale dove cenare siamo finite a mangiare un insalatone preconfezionato in Trafalgar Square, aspettando di vedere da un ponte sul Tamigi la "London by night".

4 Agosto: scarpiniamo come il giorno prima, ma con meno cose da vedere, facendo la parte di Londra opposta. Scopriamo anche che il nostro ostello di femminile ha ben poco, compresi uomini che escono completamente nudi dalla doccia del bagno comune.
La sera decidiamo di tornare nel Fish &Chips del 2, insomma, squadra vincente non si cambia.

5 Agosto: sveglia alle cinque del mattino per prendere l'Eurostar, ci troviamo di fianco du ragazzotti britannici che guardano serie tv sull'ipad ridendo come deficienti. Gli stessi britannici dopo tre cambi di treno in cui li abbiamo persi di vista, ce li siamo ritrovati nell'ostello di Amsterdam, con due birre in mano e quattro biondine intorno. Come ha detto una delle mie compagne di viaggio, erano sicuramente ad Amsterdam per i musei.
Passiamo due ore in stazione per avere informazioni sui treni per Berlino e poi finalmente riusciamo ad andare in ostello.
Ceniamo da Febo, fastfood con la possibilità di prendere cibo caldo in stile distributore automatico. Suppongo servano soprattutto a chi, a metà della notte si ritrova con la fame chimica data dal troppo tempo passato nei CoffeeShop.

6 Agosto: visitiamo il museo di Van Gogh, bello bello, poi ci dirigismo verso la casa di Anne Frank. Rinunciamo quasi subito alla visita vista la fila enorme e finiamo per perderci in un mercatino alternativo, tra pantaloni da Aladino,  vestiti e collane. Amsterdam non ci sta piacendo come avremmo sperato e alle quattro del pomeriggio ci ritroviamo sdraiate sulla fontana del parco del quartiere dei musei, davanti alla scritta I AmSterdam a sonnecchiare, in attesa di tornare a uscire per la cena. Dopo tanto girare ci troviamo a mangiare un mega hamburger di pollo e un Waffel, forse due delle cose più degne di nota della tappa.

7 Agosto: partenza per Berlino, treni super pieni. Queste sono decisamente le mete più ambite. Arriviamo a Berlino verso le quattro del pomeriggio e andiamo a informarci sui trei per Vienna. Ci becchiamo come bigliettaia una stronza che pretende  che noi le parliamo in tedesco. Per questo motivo alle nostre domande in inglese lei risponde in tedesco, dicendoci poi con una bella faccia da culo, che lei l'inglese lo sa, ma se noi le parliamo in inglese, lei ci risponde in tedesco.
Per raggiungere l'ostello ci perdiamo tra U-Bahn, autobus ed S-Bahn ma alla fine ce la facciamo. Il ragazzo che ci accoglie si chiama Francisco e parla inglese com evidentissimo accento spagnolo, il che fa un pochino ridere. Ci spiega vita morte e miracoli dei trasporti e dei luoghi di interesse e ci mostra le camere.
Decidiamo di raggiungere Alexander Platz e la Porta di Brandeburgo. La scaprinata quotidiana prende atto.
Ceniamo davanti alla Porta di Brandeburgo con un bel CurryWurst, semplice e buono!

8 Agosto: decidiamo di fare il tour guidato e gratuito a piedi consigliato da Francisco il giorno prima. Ci becchiamo una guida olandese madrelingua inglese che ci spiega di tutto e di più, alternando i momenti di serietà a varie battute più che altro sui tedeschi.
Quando finiamo il tour ce ne andiamo a vedere la East Side Gallery, il frammento di muro lungo 1,5 km pieno di graffiti più o meno famosi. 
Berlino per quanto ancora memore del periodo del muro, mi piace decisamente, dovrò tornarci.
Mi ostino anche a passare dalla fermata della Zoo. Per me "I ragazzi dello zoo di Berlino" è stato un libro importante e per quanto sapessi di non trovare niente era fondamentale passarci.
Cena in stazione, serata nel mercatino di Alexander Platz a comprare bracciali (avrei anche voluto dei pantaloni ma mi stavano da cani).

9 Agosto: unico treno diretto della vacanza e non c'è un posto a sedere in cabina perchè sono tutti prenotati. Tiriamo un sacco di cancheri alla tizia stronza della biglietteria che ci aveva ribadito due volte che la prenotazione non era necessaria e ci sediamo sui sedili ribaltabili lungo i corridoi, aspettando che quattro ragazze sedute scendano a Praga.
Finalmente dopo quattro ore e mezza e entriamo in cabina. Seduta con noi c'è una coppia di anziani austriaci. Mi ritrovo impezzata da lui, che mi fa domande sull'Italia e l'Italiano e che a un certo punto si mette a cantarmi "Bandiera Rossa". Rido, un po'imbarazzata.
Arriviamo a Vienna tardissimo e non riusciamo a trovare l'ostello. Dopo svariati chancheri e soldi spesi per chiamare i miei per farmi dare indicazioni da google maps, decido di accendere il naviggatore: in realtà l'ostello era a due passi dalla stazione, maledette indicazioni incomplete. 
Troppo stanche, ceniamo a panini e non usciamo nemmeno.

10 Agosto: visitiamo Vienna, che scopriamo essere meno austera del previsto, anche se forse come meta sarebbe stata meglio Praga. In ogni caso riusciramo a camminare come matte e a metà del, pomeriggio, sature di edifici storici, ci buttiamo su un prato e ci addormentiamo.
Per la cena cerchiamo un locale tipico consigliato da un conoscente: camminiamo per venti minuti per poi scoprire che è chiuso per ferie. Sconsolate rinuciamo alla cotoletta viennese e ripieghiamo sul KFC.

11 Agosto: ci aspetta il viaggio di rientro, con cambio di tre treni. Ormai la fatica si sente e tornare a casa non è poi così triste. Ci godiamo l'ultimo fresco a Innsbruck e al Brennero e poi sbarchiamo finalmente a Bologna, nel caldo torrido, alle sei del pomeriggio.

Note finali dal viaggio:

-Ovunque ci hanno scambiate per spagnole, mai una volta per Italiane
-il tempo che siamo state via era quello giusto, di più ci saremmo distrutte 
-partire con le persone giuste è fondamentale, e a me è andata benissimo
-l'inglese serve sempre
-il cibo italiano resta il migliore e deve essere mangiato in Italia, all'estero si mangiano piatti locali
-gli stronzi esistono ovunque

Ma soprattuto l'InterRail è davvero il viaggio della maturità, dove devi cavartela da solo, dove ti capitano imprevisti e devi risolverli, dove devi dimostrare di sapere stare al mondo. È comoda partire per un viaggio all'inclusive in una qualche località di tendenza. In InterRail devi stare attento a tutto: cibo, soldi, oggetti cari.
È stata una gran esperienze, una bella avventura, che sarà davvero un gran bel ricordo.

lunedì 3 giugno 2013

Si avvicina la Maturità

Ci siamo, ci siamo, ci siamo. Ok, ci siamo quasi.
Oggi sono ufficialmente usciti i nomi dei commissari esterni. Verifiche ed interrogazioni sono quasi finite.
Ultimi 5 giorni di scuola superiore, ultimi giorni prima della maturità, ultimi giorni prima di trovarmi catapultata nel mondo adulto (più o meno) dell'università.
Saranno tante le cose che mi mancheranno, anche se il salto nel buio di ciò che ci sarà dopo in questo momento non mi fa troppa paura.
Mi mancherà arrivare rincoglionita a scuola ogni mattina, salire le rampe che portano al secondo piano, salutare la bidella che staziona davanti alla nostra classe, entrare in classe col solito " 'giorno".
Mi mancherà organizzare almeno una volta a quadrimestre un pranzo al mercoledì, mandando a fare un giro la lezione in laboratorio.
Mi mancheranno le partite a UNO e a briscola a ricreazione, nelle ore buche o nelle pause pranzo.
Mi mancheranno il "quick and brilliant" che annuncia il proprio turno nell'interrogazione di inglese, il "dipende" e l' "andiamo in laboratorio" del prof di analitica, il "ma nooo" della prof di matematica e tutte le altre frasi tormentone dei professori.
Mi mancheranno i compagni con cui ho trascorso gli ultimi tre anni tra classe, laboratori e palestra.
Mi mancherà la scuola, in cui ho passato quasi lo stesso tempo che ho passato in casa mia, e certe volte anche di più. Quella scuola che ho amato così tanto da volere anche fare la rappresentante d'istituto, arrivando stremata alla fine dell'anno...contenta però. Quella scuola dove non è mai mancato un sorriso, una parola di conforto, un consiglio da parte degli insegnanti.
Mi mancherà l'altoparlante che gracchia con la voce "pronto, pronto...sono la preside".
Mi mancherà forse anche l'odore dei terreni di coltura, quello dell'ammoniaca e anche quello dell'etere.
Mi mancherà il bar  con tutto lo staff, mi mancheranno le schiacce con cotto e maionese, i bomboloni alla crema e i panini alla cotoletta.
Mi mancherà un po'tutto, anche quello che fino a poco tempo fa pensavo non mi sarebbe mancato.
E lo dico, la chimica non la sopporto quasi più, ma questa scuola la rifarei mille volte!
GRAZIE ITIS FERMI

mercoledì 3 aprile 2013

Pensieri prima di dormire

Ultimamente passo le sere a rigirarmi nel letto faticando a prendere sonno. Stasera per evitare di innervosirmi ho deciso di scrivere. Non so bene il motivo di questa mia fatica, probabilmente è il mix di eventi, situazioni, pensieri.
Ci sono dentro fino al collo: maturità, studio per il test di ammissione a medicina, gli impegni che puntualmente da aprile in avanti si accavallano tutti, la sensazione che una grossa parte della mia vita stia volgendo alla sua conclusione.
Tra due mesi le giornate passate in classe dietro un banco saranno finite per sempre, l'università, lo so, sarà diversa, i ritmi saranno diversi, il carico di studio lo sarà.
Il futuro mi fa un po' paura: è un salto nel vuoto, non so su cosa atterrerò, non so se sotto di me ci saranno acqua o sassi, o un volo di centinaia di metri, quello che so è che una volta staccato il piede dal bordo, non lo potrò più rimettere al suo posto.
Indietro non potrò tornare e questo mi dispiace un po', perché non sono sicura di avere sfruttato a pieno tutte le opportunità che mi si sono presentate, non sono certa di avere vissuto tutti gli attimi che potevo vivere, coltivare meglio le amicizie, sorridere di più. Tra due mesi sarò nel mondo dei grandi e in un qualche modo dovrò imparare a volare da sola. Mi tornano alla mente tanti pensieri, mi faccio travolgere dalla malinconia. Mi sento molto sensibile in questo momento, molto vulnerabile, così indifesa davanti a un mondo troppo grande e troppo brutto, dove gli scenari delle favole non trovano posto e dove mi commuovo ogni volta che sento di parlare di qualcosa di bello, di buono, perché invece di essere la normalità è l'eccezione.
Ed
Io? Io sono cattiva quanto tutti gli altri, me ne rendo conto spesso. Quanto gli altri critico, quanto gli altri abbandono, quanto gli altri sono capace di fare del male, e questo è triste.

domenica 27 gennaio 2013

27 Gennaio 2013


«Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.»

Con questa frase di Elie Wiesel inizio il mio ragionamento sul giorno della memoria.

Ho letto, ho visto, eppure faccio davvero tanta fatica a capire e forse non capirò mai.
Non mi è bastato leggere liri a riguardo (parecchi se vado a cercarli), non mi è bastato visitare il campo di Dachau, quello di Fossoli, il museo al Deportato e il Memorial De La Shoah a Parigi, non mi è bastato niente e anche le poche cose che pensavo di avere capito con il tempo mi lasciavano interrogativi enormi.
Non mi riesce ancora di capire come atrocità simili siano state compiute, come siano anche solo state concepite, in nome della razza e dell'odio.
Mi rendo conto che la frase che dice "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario" trova nelle mie parole la conferma.
Aspetto le lezioni di approfondimento che per il prossimo mese mi prepareranno alla visita del campo di Auschwitz. Partirò a metà marzo, con il "Treno per Auscwitz" della regione Emilia Romagna, sperando di aggiungere qualche tassello alla mia conoscenza a riguardo. 
Ma per me, come scrivo tutti gli anni, il giorno della Memoria significa ricordo non solo delle vittime ebree, che si furono la maggioranza, ma di tutte le vittime di questo assurdo periodo storico, compresi Rom, Sinti, omosessuali, oppositori politici e testimoni di Geova. Perché se è vero che davanti alla morte tutti sono uguali, non dovremmo fare distinzioni per le vittime

lunedì 7 gennaio 2013

Un addio un po' sofferto

Mamma mia quanto tempo è passato dall'ultimo post.
Non sto passando un bel periodo e negli ultimi mesi ho preso alcune decisioni più o meno definitive che mai, fino a qualche tempo fa mi sarei aspettata di prendere.
Tra queste la scelta di lasciare la compagnia di teatro.
Mai, dico mai, avrei pensato di farlo.
Ricordo che quando iniziai, in prima superiore, quando ero la più piccola e la più timida del gruppo, mi dissi che per tutto il tempo delle superiori avrei fatto parte di quella compagnia.
Il tempo è passato, le commedie si sono succedute, abbiamo cambiato regista e visto che eravamo una compagnia scolastica, il ricambio degli attori è stato piuttosto massiccio.
Di quelli che c'erano quattro anni fa, quest'anno saremmo stati in due.
Continua uno solo.
Io ho deciso di smettere. Decisione sofferta, certo, ma che mi sono sentita di prendere.
Quella compagnia non era più la mia, non me ne sentivo più parte.
Soffro a sapere che quest'anno non salirò sul palco, non entrerò in teatro fin da primo pomeriggio, non mi farò truccare e non avrò il nodo allo stomaco prima dell'apertura del sipario.
Avrei avuto anche una parte carina, se avessi continuato.
Ma davvero non c'è la facevo più.
Oggi sono passata a salutare i miei vecchi compagni. Purtroppo mi sono resa conto che a nessuno ha fatto caldo o freddo la mia presenza, specialmente al regista.
Me ne sono andata via prima ancora che iniziassero le prove, con gli occhi lucidi e l'amato in bocca.
Però mi sono resa conto che quella che ho preso è stata la scelta giusta. Quella non era più la mia compagnia, quella dove l'attrice dilettante che sono è nata e si è un po' rafforzata.
Quella compagnia per fortuna si trova ancora per qualche pizza e chiacchiera in compagnia. Almeno quel pezzo di me ha resistito