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Un diario aperto a tutti, dove i pensieri che ho voglia di gridare possono prendere vita e raggiungere gli altri, per essere condivisi, discussi, anche smontati volendo

giovedì 27 gennaio 2011

Un solo grande silenzio

Quell'odore le era familiare...per quanto non lo avesse mai sentito prima: le case degli anziani si assomigliano tutte...e si assomiglia il loro odore...di vecchio...di dolciastro...un odore buono che infonde sicurezza.
-Avanti- le aveva detto la vecchina seduta in poltrona...appena visibile nella penombra della stanza: dalle finestre con le pesanti tende bianche filtravano deboli raggi di luce pomeridiana, la luce che, affievolita, precede il tramonto.
Quello era per lei il periodo più duro: pieno di verifiche, interrogazioni, impegni e stress.
Fin da quando si era svegliata, quella mattina del 27 Gennaio, fin fa quando quel pomeriggio aveva suonato il campanello con su scritto "Levi", sapeva che sarebbe stato qualcosa di impegnativo: si sentiva addosso un peso più grande di lei, che significava, anche e soprattutto, che quel pomeriggio le sarebbe rimasto impresso nella mente per sempre.
Aveva deciso di visitare la signora Levi perchè quello che sapeva sulla Shoah non le bastava...soprattutto quel giorno.
Auschwitz, Birkenau, Mathausen e i nomi degli altri campi di concentramento le giravano in testa, come spiriti vaganti: aveva bisogno di sapere.
Quante volte da piccola aveva fantasticato, con gli altri ragazzini del palazzo, su quella strana signora, vestita con abiti ottocenteschi, che parlava sempre poco e raramente usciva dal suo appartamento.
Solo crescendo si era resa conto di cosa significasse "vivere" per quella donna. Per lei che dalla morte era stata sfiorata ogni giorno, sulla propria pelle e su quella dei propri cari.
Il numero tatuato sul suo braccio parlava chiaro: era stata fortunata.
-So perchè sei qui- si era sentita dire- Sono anni che aspetto...la si capiva dagli sguardi che lanciavi al mio passaggio, la tua curiosità-.
Sentì un tuffo al cuore, non voleva irritarla, ma beh, si, era proprio curiosa. Aprì bocca per giustificarsi, ma la voce stanca dell'anziana la zittì.
-Da un po' di tempo non ci vedo più molto bene, ma il peso degli sguardi si sente sempre. E' lecito.  Ed io ti racconterò-.
I suoi occhi si velarono di lacrime, che piano piano cominciarono a scivolare lungo il viso, seguendo le rughe che l'età ed il dolore avevano scavato. Da quanto tempo non raccontava...da quanto tempo non ricordava?
Ma quella giovane aveva bisogno di sapere...quei ricordi dovevano pur essere trasmessi a qualcuno.
-Ascolta...ascolta e comprendi...non ti chiedo di ricordare...perchè sappi che ciò che ti racconterò non lo scorderai più-.

5 commenti:

  1. Elettrone indipendente27 gennaio 2011 alle ore 18:24

    Mi ha lasciato senza parole.. complimenti :)

    Nel giorno della Memoria non si poteva evitare di toccare anche questo tasto...il tasto del ricordo di ciò che è stato ad Auschwitz, una memoria necessaria per impedire che le atrocità che là e negli altri campi di lavoro e di sterminio hanno avuto luogo non si ripetano mai più..sperando che sia davvero così.

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  2. Elettrone indipendente...ma io ti conosco di persona?
    Vedo che segui il mio blog...ma non riesco a capire se ti conosco...

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  3. Elettrone indipendente27 gennaio 2011 alle ore 20:03

    Sisi mi conosci..
    vabbe difficile che sto blog lo trovi qualcuno che non conosci (e quindi a cui non l'hai detto di persona ;) per un discorso di ottimizzazione e di criteri di indicizzazione di Google =)
    Un po' come dire che passi qualcuno per Rubier..
    azz, mi son fregato.. ;)

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  4. hehe!!! kelvin, il tuo nome è inconfondibile!!! Rosalina: bellissimo lavoro!! mi è piaciuto 1 sakkiximo!!

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