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Un diario aperto a tutti, dove i pensieri che ho voglia di gridare possono prendere vita e raggiungere gli altri, per essere condivisi, discussi, anche smontati volendo

mercoledì 3 novembre 2010

Non è possibile rinchiudere le idee in una galera

Ditemi che finirà- pensava- ditemi che non piangerò più e che non avrò più preoccupazioni!
Il sole era ormai sparito, sceso oltre la linea dei tetti che aveva davanti a se...nella stanza le ombre lunghe della sera avevano lasciato quasi totalmente posto all'oscurità, ma lei non si decideva ad accendere una qualsivoglia luce artificiale.
Pensava al suo paese, a tutti i principi sani che le erano stati dati e li vedeva calpestati...pesava a quello che dicevano di lei e vedeva solo una grande sconfitta personale.
Amava l'Italia, amava la sua città, la storia del suo paese, amava studiare e scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo...ma amava anche la libertà.
Solo che quel senso di libertà non riusciva più a provarlo...non poteva dire ciò che pensava, non poteva scrivere le sue idee, solo frasi con qualche significato velato per evitare la censura.
Non si sentiva più libera, più rispettata nel dire sono onesta, sono antifascista, sono una donna che ha ancora una dignità.
Vedeva intorno a se solo apparenza, mancanza totale di sincerità, di chiunque nell'essere...
Fino a qualche tempo prima si sentiva fiera di dire "Sono Italiana", ora non lo diceva più...lo pensava solo, pensando al passato e piangeva.
Il regime l'aveva privata di un'identità! Era stata marchiata per le sue idee, e come tale veniva trattata: una dissidente, una palla al piede dei potenti!
Ma aveva ancora voglia di fare sentire la sua voce, di potere dire "ci sono, non mi hanno annientata", aveva voglia di gridare al mondo che lei continuava a pensare con la sua testa...ma come?
Quella cella era troppo piccola per lei, troppo piccola per darle lo spazio per permettere ai sogni di diventare concreti nella sua testa.
Le guardie non le lasciavano la possibilità di fare nulla anche di lontanamente sospetto...non un foglio, non una penna potevano entrare, non poteva cantare, non poteva ballare...per loro era una matta, perchè per mettersi contro al regime pensavano, si deve essere matti.
Ma lei non lo era...lei era forte, e l'unica cosa che non le potevano togliere era la speranza, la speranza che qualcosa prima o poi cambiasse, la speranza che la gente aprisse gli occhi.
Quanti amici aveva visto cambiare...quanti punti fermi erano diventati ora null'altro che sassi in balia della corrente, soggetti agli umori del fiume, della massa...
Poi la sera, la cena, il letto duro dove finalmente poteva abbandonare il dolore e accogliere il sonno a lungo cercato...
Non sono come gli altri io, non sono una pecora...sono un'aquila, e fiera porterò le mie idee, e ne le armi, ne l'inganno mi toglieranno quello che più nessuno qui dentro ha: l'anima!

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