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Un diario aperto a tutti, dove i pensieri che ho voglia di gridare possono prendere vita e raggiungere gli altri, per essere condivisi, discussi, anche smontati volendo

mercoledì 14 aprile 2010

Dopo la pioggia torna sempre il sole

Camminava sotto il temporale e le sue lacrime si mescolavano al sudore e alle gocce di pioggia.
Non riusciva a capire come il bel tempo e il cielo azzurro di poche ore prima avessero lasciato il posto a quelle nuvole nere cariche d'acqua.
La giornata era decisamente andata male, tra una verifica difficilissima, un'interrogazione sfociata in scena muta (non che non sapesse i concetti, ma inevitabilmente si bloccava per la timidezza e l'ansia, e allora era la fine), un allenamento pesante e lo studio che ancora l'attendeva.
Il motorino non era partito: era stata costretta a lasciarlo parcheggiato davanti alla palestra; l'ombrello non lo aveva (è impossibile che venga a piovere, si era detta prima di uscire di casa) e la borsa da palestra le distruggeva la spalla.
Si sentiva sola, sola e triste...triste però libera.
Non faceva poi così freddo tutta quell'acqua che le scorreva addosso, anche le se pesava il fatto di non potere mettere gli auricolari e ascoltare la musica.
Casa sua era lontana e nessuno poteva accompagnarla, le restavano quindi solo le sue belle gambe e i suoi profondi pensieri a farle compagnia.
Si era incamminata tre gli schizzi delle auto che, quasi impazzite, trasportavano operai stanchi e impiegati stressati verso mete ignote, e le pozzanghere sulla strada.
La sua vita le stava sfuggendo di mano un pezzo alla volta: prima l'amore, poi la scuola, lo sport, le amicizie...le restava solo la musica...FORSE.
Stava cercando di riprendere in mano la situzione, di ricomporre il puzzle delle priorità e degli affetti, ma tutto le appariva lontano, talmente lontano da sembrarle impossibile: guardava la sua vita con gli occhi di un'estranea.
Pensava e piangeva, mentre qualche clacson suonava.
Sapeva che come al solito il pianto le serviva solo per sfogarsi, non era davvero tutto male, anzi, piangere le serviva per ritornare in pace con se stessa...e con gli altri.
Poi d'improvviso, la pioggia era cessata, così come era arrivata, il sole era di nuovo spuntato, timido, a riscaldarle il viso e a farle tornare il sorriso, il buon umore che solo farsi pace dentro le provocava.
A qualche isolato da casa aveva incontrato lui, il suo sogno, il suo unico vero desiderio..e aveva capito che poi le sue erano solo paranoie, che in realtà nulla era perduto.
Si erano abbracciati e tutte le paure di colpo erano andate via...sparite come un brutto sogno...e quel bacio, così potente da riportarla alla realtà...
Per capire che tutto, a parte l'ultimo meraviglioso particolare, erano stati solo un incubo.

Altro racconto frutto di momenti di cazzeggio...

2 commenti:

  1. Quanto sono palloso... xD Lolli canta:

    "E' l'angoscia metropolitana..."

    mi piace ;)

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  2. Ho letto tutto con attenzione e piacere...davvero, molto bello, complimenti^^

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